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#carta

Nanni Enrico

Rimini, classe 1993
Disegno come estensione del pensiero, l’errore e la macchia fanno parte del processo.

MANIFESTO

A cosa pensiamo quando osserviamo il colore nero? Nel corso della storia si è fatto portatore di significati più vari: dalla pietà, al mistero fino all’eleganza. Gli artisti ne sono da sempre affascinati. Come il bianco, il nero è una traduzione della luce, in questo caso una traduzione della sua assenza. Luce e buio, chiaro e scuro rappresentano l’estremo punto di contrasto chiaroscurale e attraverso il quale è possibile cercare il perfetto equilibrio. L’arte dell’incisione, dalla xilografia e dal bulino, all’acquaforte fino alle diverse sperimentazioni calcografiche nasce come espressione artistica basata esclusivamente sul chiaroscuro. Come scriveva Gaston Bachlard: «Perduto il colore – la massima delle seduzioni sensibili – l’incisore conserva tuttavia una possibilità: egli può, anzi deve, trovare il movimento…il tratto suscita masse, promuove gesti, lavora la materia, ogni forma conferisce forza, direzione, dinamismo».1Gaston Bachelard, Il Diritto di sognare, Dedalo libri, 1974

Le tavole illustrate da Enrico Nanni sono minuziose pagine che raccontano storie e affrontano temi propri dell’uomo e della donna contemporanei: l’inadeguatezza, l’ipocrisia, le difficoltà relazionali e comunicative. Nanni seleziona e circoscrive in piccoli riquadri, parole, oggetti e sensazioni per comporre un rebus visivo che spetta all’osservatore risolvere. Con l’incisione, le composizioni e i soggetti si fanno più astratti: sono paesaggi e mappe attraverso i quali conduce una ricerca sulle gradazioni chiaroscurali del nero. La trama dei segni, studiati punto per punto, permette all’artista di costruire la composizione. Le macchie chiare, ben misurate, hanno il medesimo valore di quelle grigie e ai morbidi toni grigi si contrappongono tratti neri decisi. Contrasti di chiaroscuro, di rigido-morbido, di orizzontale-verticale-diagonale creando un accordo d’insieme complesso, in cui ogni forma si configura autonomamente. «Ciò che mi lega al disegno penso sia più di tutto una ricerca verso il nero, che trovo espresso nella sua forma più interessante probabilmente in calcografia. Questo interesse nasce dal ricordo di mio nonno, minatore di carbone in Belgio. In quel luogo la materia nera veniva estratta nei cunicoli della miniera e portata alla luce. Nasce dai volti dei minatori coperti e irriconoscibili dal carbone». La calcografia del resto, è un lavoro fisico e intellettuale fatto di “levare” e di “togliere”.

PERCORSO

Una geografia varia di luoghi e percorsi distingue il cammino artistico di Enrico Nanni.

A Rimini trascorre la sua adolescenza e si diploma al liceo artistico. Qui matura la consapevolezza di dedicarsi all’arte come forma di espressione e comunicazione. Decide così di frequentare a Urbino il corso di perfezionamento presso la “Scuola del libro” dove si diploma in “Fumetto e Animazione”. A Parma segue il corso di alta formazione in “Cinema documentario e sperimentale” e ha collaborato alla realizzazione di un cortometraggio sulla vita di Mario Lanfranchi, pioniere della televisione italiana.

Quest’esperienza gli ha permesso di riflettere sulla necessità di tornare a lavorare con matita e carta. Si iscrive così all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove sta concludendo gli studi per conseguire la laurea in Grafica d’Arte.

Dal 2019 è membro di ALMA (Associazione Libera Marchigiana Animatori) che si occupa di promuovere il lavoro di disegnatori, animatori.

Opere

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