Filtri

Autore

Tipologia

Materiale

Tema

Range di prezzo

Colore

Dimensione

Reimposta filtri
#carta

Moneghetti Adriano

Milano, classe 1974
«Signore, ha visto che meraviglia quando piove in tram sembra l’arcobaleno anche se si capisce che è il neon…»1Beppe Viola, Vite vere, Macerata 2015, pag. 272.

MANIFESTO

Nel terzo atto dell’Amleto, Shakespeare racchiude, in uno scambio di battute tra il protagonista e la Regina, un frammento che può costituire un’interessante chiave di lettura dell’esperienza estetica contemporanea: «Non vedete niente là?» chiede Amleto indicando il fantasma del Re assassinato, «Niente, eppure vedo tutto quello che c’è» «Niente, eppure vedo tutto quello che c’è»1William Shakespeare, Amleto, III atto, IV scena. risponde la Regina. Si tratta di vedere ciò che va oltre a quello che già c’è di reale e che guarda nella direzione di qualcosa che si ritrae e che si sottrae alla nostra vista.

Su questa traccia sembrano muoversi le opere di Adriano Moneghetti, accumunate da un “banale quotidiano” che gli permette di improntare la sua ricerca su pochi, selezionati, soggetti: ortaggi, scene tratte dal mercato, animali, oggetti. Sono elementi osservati nella realtà quotidiana, apparentemente poco edificanti, scelti dall’artista come candidati improbabili di diletto estetico.

Perfino una comune cassetta di mandarini può essere percepita come folgorante. Ma non si tratta di un esclusivo studio formale, né tantomeno della volontà di riprendere un concetto già ampiamente introdotto dalle Avanguardie prima, e dalla Pop Art poi, per elevare la “cosa” o la sua rappresentazione, a opera d’arte. A Moneghetti interessa piuttosto utilizzare la banalità per intercettare, distinguere e vedere, tutto “quello che c’è” nella realtà quotidiana: «Forse c’è qualcosa di magico in ogni oggetto, anche il più banale, a patto di saperlo disegnare».

C’è, inoltre, un aspetto tecnico che non può essere sottovalutato. Si tratta di compiere una selezione, non solo nella scelta del soggetto da rappresentare, ma anche nello studio dei segni da tracciare, soprattutto se si sceglie l’incisione, la xilografia in particolare, come tecnica principe della propria ricerca: «E poi, come al mercato, bisogna saper scegliere: le fregature son dietro l’angolo. Anche il disegno è una bella fregatura: ne fai duecento e ne salvi due». Nonostante la complessità esecutiva del procedimento grafico, le tavole policrome di Adriano Moneghetti appaiono immagini semplici e spontanee, caratterizzate da un distinguibile tratto personale che gli permette di racchiudere in poche e calibrate forme, il significato del suo lavoro: la dimostrazione pratica che una qualche “bellezza” può essere trovata nei luoghi più scontati e inaspettati.

PERCORSO

Adriano Moneghetti afferma, con una certa convinzione, che la scelta di dedicarsi alla calcografia e alla xilografia è il suo modo per evitare di mostrare che ancora non sa dipingere.

Non sarebbe contento di questo pensiero, Pietro Diana, maestro dell’acquaforte, e anche suo maestro. Diana gli ha insegnato a incidere con naturalezza, rigore ed ironia. Per molti anni si è dedicato solo all’incisione calcografica, in nero.

Poi le sperimentazioni tecniche, la xilografia e il colore. Disegni – sempre, tanti – e la pittura che continua a bussare. Ha progettato alcuni libri con figure tra i quali “Becco giallo e pesce grigio” con testi di Irene Zanello (2019).

Ha esposto in Italia, Serbia, Romania, Portogallo, Inghilterra, Svizzera. Primo vincitore alla Biennale Internazionale di Incisione di Acqui Terme del 2017, alla XXIV edizione del Premio di incisione Fibrenus “Carnello carte ad arte”, Sora, 2010, alla VI edizione del Premio europeo di incisione “Totò Bonanno”, Palermo, 2009, all’International Original Print Exhibition, Bankside Gallery, Londra 2022. È docente di tecniche grafiche all’Accademia di Belle Arti di Brera.

Opere

Filtri

Opere su commisione

Scrivi alla mail info@alminuto.it: ti metteremo in contattato con Moneghetti Adriano per realizzare il tuo sogno!